Ah, ma io non faccio niente di male

Gli effetti “extracorporei” del consumo di materiale pornografico

Immagina un sito web in cui con un semplice clic si possa ferire uno sconosciuto. Non sarebbe sconvolgente? Non ci verrebbe immediatamente da chiuderlo e da chiedere giustizia per le vittime? Sembra un concetto astratto, eppure, in modo meno visibile e forse ancora più inquietante, questo accade ogni giorno. Milioni di persone contribuiscono a un sistema simile ogni volta che accedono a contenuti pornografici. Ma in che modo?

Come fa un’azione apparentemente innocua ad avere delle potenzialità cosi distruttive?

Si potrebbe pensare che, poiché molte attrici e attori scelgono volontariamente di lavorare nell’industria pornografica, tutto avvenga consensualmente. Ma la realtà è ben diversa per una parte significativa delle persone coinvolte. Accanto ai professionisti che scelgono questo percorso, ci sono individui costretti con la forza o il ricatto a recitare in contenuti espliciti. Tra loro, persone minacciate, drogate, ingannate e persino torturate, intrappolate in un sottobosco di violenza e sfruttamento di cui si parla ancora troppo poco.

L’apparente banalità di un clic nasconde un mondo oscuro, in cui ogni visualizzazione significa dire al Mercato “ne voglio ancora!”, e ogni visualizzazione alimenta una domanda che rischia di rendere la violenza e lo sfruttamento sempre più normali. Pensare alla pornografia in questi termini cambia la nostra prospettiva, mostrandoci come il gesto più innocuo possa sostenere un sistema che infligge dolore e devastazione.

Un’industria fuori controllo

All’interno dell’industria pornografica, è estremamente difficile garantire che ogni contenuto sia realmente consensuale, etico o legale. Materiale abusivo e pornografia non consensuale vengono distribuiti su molte piattaforme, anche quelle più mainstream. [2] Basti pensare per esempio che Aylo (ex. MindGeek e Manwin) è stata citata in giudizio da quasi un centinaio di sopravvissuti a forme di sfruttamento sessuale e traffico di minori. [3]

Ma anche in altre piattaforme emerse di recente come OnlyFans sono stati scoperti casi di abusi e purtroppo anche di sfruttamento di minori [2]

Un altro argomento nella difesa della pornografia è che gli attori siano “adulti consenzienti” e “innamorati del proprio lavoro”. Tuttavia, è praticamente impossibile garantire che sia davvero così, il confine tra abuso e consenso è così sfumato che non c’è modo di distinguere l’uno dall’altro.[4] Gli attori e le attrici sono spesso costretti a mentire sulle proprie esperienze e a fingere consenso. Gli spettatori, inconsapevolmente, potrebbero quindi guardare scene di abuso senza la minima consapevolezza di ciò che si cela dietro lo schermo. [1]

Pornografia e Traffico Sessuale: Una Connessione Pericolosa

La pornografia non solo alimenta la domanda di traffico sessuale, ma la sostiene anche in modo strutturale. Una vittima coinvolta in un video pornografico difficilmente potrà rivelare apertamente di essere stata sfruttata; anche se cercasse di manifestare il proprio disagio, sarebbe quasi impossibile per lo spettatore riconoscerlo. Questo perché i contenuti a tema abuso e coercizione sono talmente comuni che tali segnali passano spesso inosservati, e i produttori possono facilmente modificare i video per mascherare la realtà.[ 4]

Il legame tra pornografia e traffico sessuale si manifesta in diversi modi, spesso in modo invisibile per i consumatori:

• Le vittime del traffico sessuale possono essere costrette, ingannate o obbligate a produrre materiale pornografico. [5]
• Attori e attrici coinvolti nell’industria pornografica possono essere sfruttati e forzati a partecipare a scene non consensuali.
• La pornografia può essere usata come mezzo per adescare le vittime del traffico sessuale e “addestrarle” a ciò che ci si aspetta da loro. [5]
• Il consumo di pornografia, specialmente quella violenta, può desensibilizzare gli spettatori, rendendo più accettabile la violenza sessuale. Questo può portare alcuni consumatori a cercare attivamente servizi sessuali, contribuendo così ad aumentare la domanda di traffico e sfruttamento sessuale. [1][4]

Come fare la differenza?

Alla luce di queste inquietanti connessioni, diventa evidente come il consumo di pornografia, per quanto possa sembrare un’azione innocua e personale, contribuisca in realtà a mantenere e alimentare un sistema di abusi e sfruttamento. Prendere coscienza di queste dinamiche nascoste è il primo passo verso un cambiamento profondo e necessario, sia a livello personale che sociale.

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